Viggiano

Il comune occupa la porzione del crinale orientale dell’alta Val d’Agri compresa nel bacino idrografico dei torrenti Alli e Casale, due affluenti di sinistra del fiume Agri. Comprende anche ad Est il Monte Sant’Enoc ed a Nord il versante meridionale del Sacro Monte di Viggiano fino alla sommità dove si trova il Santuario della Madonna.

L’Alli, sebbene contraddistinto da un regime idrometrico torrentizio che durante la stagione secca lo rende un ruscello, è l’unico corso d’acqua perenne nel territorio del comune. La sua sorgente a quota più elevata sgorga a 1375 m s.l.m. presso la Fontana dei Pastori mentre un’altra fonte, peraltro visitabile, si trova a poca distanza dal centro abitato lungo la strada che porta al Sacro Monte. Lungo il suo corso sono ancora visibili i ruderi dei diversi mulini costruiti nel tempo per sfruttare la forza delle sue acque[3].

Il torrente Casale è una fiumara dal letto largo e ciottoloso, asciutto durante la stagione secca, costellato di acquitrini che durante l’inverno lo alimentano di acque. Nella parte più a monte presenta un letto scosceso ed una valle più stretta.

Il Comune comprende anche la porzione del fondovalle compresa fra il basso corso dell’Alli, quello del Casale ed il greto dell’Agri. Questa zona, quasi completamente coltivata perché irrigua, si presenta come pianeggiante ma inclinata con pendenza omogenea verso il fiume Agri, che in questa parte del suo corso scorre all’estremità occidentale del fondovalle, completamente priva di rilievi e solcata da piccoli canali per lo scolo delle acque piovane.

Storia

Medioevo

Due comunità monastiche di rito greco in epoca bizantina si insediarono nei dintorni dell’odierno centro abitato: in contrada S. Barbara, lungo il torrente Casale, sorse il monastero di S. Maria La Preta ed in località Cirillo, in prossimità dell’Alli ed a poca distanza da un mulino, fu eretto il Theotokòs di Atzopan. Del primo, già abbandonato nel XVII secolo, restano le rovine della chiesa conventuale rimaneggiata nel XIII secolo in stile gotico ed oggi liberamente visitabile, del secondo si sono conservati solo alcuni frammenti delle fondamenta.

Con i Normanni, il borgo fu posseduto da Guglielmo de Tiville e successivamente nel 1167 da Berengario de Giso, già Signore di Sarconi e Perticara.

Forse già centro abitato in epoca longobarda, Viggiano fu incastellato al più tardi nel 1239 quando compare nelRegestum, un elenco di feudatari di Federico II. Durante il periodo angioino è assegnato a Bernardo della Baume, giustiziere di Basilicata e milite di Carlo I d’Angiò.

Epoca Moderna

Nel XIV secolo è feudo di Giovanni Pipino, poi di Roberto Sanseverino quindi a partire dal 1467 della famiglia Dentice. Nel 1630 Luigi Dentice è costretto a venderlo a Giovanni Battista Sangro, che ottiene, nel 1638, il titolo di Principe di Viggiano.

Un osservatore esterno intorno al 1735 riporta che le condizioni economiche di Viggiano fossero al tempo relativamente floride se comparate con quelle dei paesi vicini. Intorno al 1745, un altro visitatore riferisce come i campi intorno al paese fossero prosperi e che molti viggianesi si dedicassero già allora al suono dell’arpa.

Teatro nel 1806 di una rivolta in favore dei Borboni repressa con la fucilazione di 57 civili da parte delle truppe francesi al seguito di Gioacchino Murat, conobbe un certo benessere negli anni della Restaurazione come testimoniato dal rapido sviluppo edilizio che il paese conobbe in quegli anni.

Dall’Unità d’Italia ad oggi

« Il paese non è grande , ma nemmeno piccolo, l’aria ottima, pittoreschi i dintorni; le rovine di Grumentum a pochi passi; arpeggiamenti da per tutto fanno di Vgiggiano l’Antissa della Lucania »
(Giovanni Pascoli ,1884)

Quasi integralmente distrutto dal terremoto che colpì la Val d’Agri il 16 dicembre 1857, fu negli anni seguenti ricostruito preservando l’impianto urbanistico originario[5].

A partire dagli ultimi anni dell’ottocento, Viggiano è stato investito da un esteso movimento migratorio verso l’America, l’Australia ed il Sudafrica che nei quarant’anni compresi fra il 1881 ed il 1921 ne ha dimezzato la popolazione (dai 6188 abitanti del 1881 ai 3777 del 1921).

Il 19 maggio 1886 venne fondata a Viggiano la loggia Massonica ” Mario Pagano ” , unica loggia istituita della Valle dell’Agri, una delle poche presenti in paesi lucani interni e di montagna e , in termini assoluti, la più grande, per numero di affiliati , della Basilicata , persino maggiore rispetto a quella di Potenza.

Nel 1889 venne fondata una banca denominata “Banca Mutua Popolare di Viggiano”. Secondo la statistica ufficiale disposta nel 1893 dal Ministero dell’Agricoltura, la suddetta Banca risultava una delle più importanti della Basilicata, collocandosi, su un totale di trentuno istituti presenti, al quindo posto per patrimonio sociale (113.700 lire) al settimo per numero di azioni (2.274), al diciottesimo per numero di soci (241). Il suo operato durò soltanto due decenni, a causa dell’alto numero di morosi che si erano resi irreperibili con l’emigrazione all’estero.

Nel primo decennio del ‘900, in contemporanea all’apertura della locale sezione socialista “Edmondo De Amicis” , a Viggiano iniziò la pubblicazione de “Il Ribelle” , periodico quindicinale socialista (tra i redattori compare anche Nicola Basile, scrittore e politico Viggianese) .

È stato colpito dal terremoto del 1980 con danni gravi al centro storico.

Dal 1996 è iniziatolo sfruttamento petrolifero sul territorio comunale da parte dell’ENI, con la costruzione di 42 pozzi petroliferi e del “Centro Oli” dove avviene una prima fase di raffinazione petrolifera. Lo sfruttamento petrolifero ha avviato un periodo di grande disponibilità economica dovuta alle ingenti Royalty ottenute attraverso le estrazioni petrolifere.

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